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Libro dell’ordine della cavalleria

Questo trattatello sui valori morali e religiosi vincolati all’esercizio delle armi fu scritto tra il 1274 e il 1276 per fortificare gli ideali cristiani del ceto militare del secolo XIII, e ha avuto una considerevole fortuna letteraria. Per esempio, Joanot Martorell ne imitò il prologo nel Tirant lo Blancper connettere le avventure di Guillem de Varoic con quelle del protagonista. La traduzione francese medievale dell’opera ne produsse una inglese, che fu stampata da William Caxton nel 1484.

Il Libro dell’ordine della cavalleria consta di sette capitoli, che trattano rispettivamente: l’origine e nobiltà della cavalleria; la descrizione dell’ufficio di cavaliere; l’esame dell’aspirante cavaliere; il cerimoniale della vestizione; il simbolismo delle armi offensive e difensive; i costumi propri del cavaliere e l’onore che si deve al cavaliere.

Raimondo Lullo propone una riforma morale della cavalleria (fedeltà alla monarchia, difesa della fede, rispetto dei ceti sociali inferiori) che si iscrive nella produzione coeva sull’assunto, compensando così lo scarso entusiasmo per la milizia che sprigiona dal capitolo 112 del Libro della contemplazione di Dio, dedicato a comparare la ‘cavalleria celeste’, aperta alle opere dello spirito, a quella ‘mondana’, impegnata in compiti politici, militari e sociali.

Il Libro dell’ordine della cavalleria si propone di imbastire un sistema ideologico abbastanza completo, sottile e, soprattutto, adeguato alla realtà degli stati europei del secolo XIII, come la Corona d’Aragona o la Francia.

Si veda: Albert Soler i Llopart, “«Mas cavaller qui d’açò fa lo contrari». Una lectura del tractat lul·lià sobre la cavalleria”, Estudios Lulianos,29 (1989), pp. 1-23, 101-124.