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Opere
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Vita coetanea
Probabilmente nel settembre dell’anno 1311 Lullo dettò la Vita coetanea a un monaco della Certosa di Vauvert, situata a Parigi, fuori dalle mura, dove ora si trovano i Giardini di Lussemburgo. La prima redazione è in latino perché l’opera fu concepita come presentazione di Raimondo davanti al concilio generale della Chiesa che si celebrò quell’anno nella città di Vienne nel Delfinato. La traduzione catalana è di un discepolo degli ultimi del secolo XIV e introduce diversi cambiamenti. La Vita coetanea è una giustificazione della vita e dell’opera del personaggio di ‘Raimondo’ molto ben ragionata e senza espansioni letterarie: dalla conversione all’andata al concilio c’è una perfetta distribuzione di energie e di attuazioni che presentano Lullo come un essere guidato sempre da una volontà superiore. Le peregrinazioni, i soggiorni a Montpellier, Parigi e Roma, le gestioni diplomatiche e i viaggi di missione seguono il filo cronologico, e accompagnano il momento culminante del testo, che è il discorso che Raimondo fa davanti al re di Tunisi nel 1293: la dimostrazione della verità del cristianesimo attraverso l’Arte.
Thomas le Myésier, un discepolo di Lullo che era medico alla corte francese, fece illustrare la Vita coetanea con dodici miniature di gran lusso che si conservano in un codice della biblioteca statale di Karlsruhe (Germania), chiamato Breviculum.